La sindrome di Stoccolma può essere trovata in tutte le relazioni interpersonali. Se sei in una relazione abusante, di controllo e dipendenza affettiva, potresti riconoscere molte delle caratteristiche descritte in questo articolo. Iniziamo col comprendere cos’è e perché non si riesce a troncare una relazione maltrattante. Continuando a leggere poi troverai anche alcuni suggerimenti per iniziare a uscirne.
In via del tutto preliminare potremmo dire che la sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica che si verifica quando una vittima di abuso si identifica e si attacca, o lega affettivamente con il suo aggressore.
È una forma di dipendenza psicologica che porta una persona maltrattata a provare sentimenti di attrazione nei confronti del proprio aggressore. Crea peraltro un legame indissolubile, che sconfina nell’amore e colpisce il partner più debole all’interno della coppia.
Ma scopriamo di più.
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Dott.ssa Anna Maria Pisanello Psicologa Psicoterapeuta Thiene Vicenza
Sindrome di Stoccolma, che cos’è?
Il termine sindrome di Stoccolma è il nome di una risposta psicologica alla prigionia e all’abuso. Una persona con la sindrome di Stoccolma sviluppa associazioni positive verso i suoi abusatori.
Ma anche se la situazione non ha senso da un punto di vista sociale, ha senso da un punto di vista psicologico? La risposta è sì!
La sindrome di Stoccolma è una dimostrazione chiara di un legame traumatico.
Infatti chi ne soffre presenta una condizione psicologica paradossale, in cui la vittima di un sequestro, di un atteggiamento aggressivo o di altri tipi di violenza anche nella coppia avverte un sentimento di attaccamento e persino di amore nei confronti dell’aggressore.
Sindrome di Stoccolma
La sindrome della persona maltrattata
Questa sindrome è stata originariamente osservata quando gli ostaggi rapiti non solo si sono legati ai loro rapitori, ma si sono anche innamorati di loro.
Era il 23 agosto 1973 quando due criminali armati di mitragliatrici entrarono in una banca a Stoccolma, in Svezia.
Jan-Erik Olsson sparando due colpi con la sua pistola, annunciò ai dipendenti della banca terrorizzati: “La festa è appena iniziata!”
Per le successive e lunghe 131 ore, i due rapinatori trattennero quattro ostaggi, tre donne e un uomo, che vennero legati con della dinamite e tenuti in ostaggio fino al 28 agosto, quando furono finalmente salvati.
Dopo il loro salvataggio, i sequestrati sostennero e si schierarorno dalla parte dei loro rapitori.
Un atteggiamento alquanto sorprendente. considerando che erano stati maltrattati e in pericolo di vita per oltre cinque giorni.
Successivamente una delle donne si innamorò di uno di loro e un’altra sviluppò un fondo di difesa legale per sostenere le spese penali.
Era molto chiaro, gli ostaggi si erano legati emotivamente ai loro rapitori.
Caratteristiche della sindrome di Stoccolma
Rapporto di alleanza e solidarietà con il proprio carnefice
Per quanto strano possa sembrare, in questo contesto la persona diviene totalmente dipendente dall’aggressore e vive nel terrore. Per cui non potendo più controllare la propria vita, crea come strategia di sopravvivenza un legame emotivo molto intenso con questo.
La sindrome di Stoccolma non si manifesta solo in queste situazioni, ma anche nei rapporti interpersonali, familiari o di coppia in un contesto di dipendenza affettiva e in cui si crea un differenziale di potere.
Circa l’8% dei casi di sequestro di persona è caratterizzato dal fenomeno della sindrome di Stoccolma.
Sindrome di Stoccolma nella coppia
Nel caso dei rapporti di coppia si parla di quelle situazioni in cui la vittima, pur maltrattata fisicamente, emotivamente, mentalmente o psicologicamente, non riesce a rompere con l’abusante.
Addirittura difende il partner maltrattante davanti ad altre persone, oppure ha reazioni aggressive con chi cerca di salvare dagli abusi.
È stato studiato che chi è vittima di violenza psicologica, spesso ha uno stile di attaccamento timoroso o ambivalente e crea così un particolare stato di dipendenza psicologica e affettiva.
Questo vuol dire che può aver sperimentato relazioni precoci di attaccamento in cui il confine tra la cura e l’incuria non è stato chiaro.
L’avere sperimentato il confronto con modelli ambigui rispetto alla disponibilità di fornire amore e rassicurazione, può rendere poi molto difficile saper distinguere una relazione sana da una che non lo è.
Per questo la vittima, in questi casi, anche durante i maltrattamenti subiti, sviluppa una dipendenza affettiva dal proprio partner, che è sostenuta da una mancanza di autostima e autonomia e da angosce profonde legate al fantasma dell’abbandono.
Dal profondo senso di vuoto e da una tendenza a idealizzare la funzione della relazione, ne deriva un sentimento positivo nei confronti dell’ aggressore arrivando pertanto ad instaurare un legame forte e di totale sottomissione volontaria.
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Dott.ssa Anna Maria Pisanello Psicologa Psicoterapeuta Thiene Vicenza
L’aggressore non è visto come l’oggetto del pericolo
In una relazione violenta anche la lettura degli avvenimenti si compromette. L’aggressore pertanto non è visto come l’oggetto del pericolo, ma come colui che dà la possibilità di vivere.
Potrebbe essere più facile comprendere la sindrome di Stoccolma come una vera strategia di sopravvivenza per le vittime, come una tattica necessaria per difendersi psicologicamente e fisicamente dall’esperienza traumatica, tossica e controllante.
Sindrome di Stoccolma nella coppia
Annientamento della volontà
Il maltrattante mette in atto comportamenti che minano profondamente il senso di autostima della vittima e con chi cerca di interferire, farà tutto il possibile per limitarne l’interazione e isolarla.
Si rivolterà sostenendo che gli altri stanno cercando di separarli e che stanno interferendo nella relazione. Si arrabbierà, inizierà a rimproverare, ricattare emotivamente, fare scandalo.
Per evitare tali reazioni e altri conflitti, la vittima prenderà le distanze da amici e familiari. Chi è vittima di una relazione maltrattante spesso si ritrova con le vie d’accesso al resto del mondo penosamente recise.
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Sindrome di Stoccolma
Condizione psicologica
A ben guardare nei casi di abuso, può trattarsi di amori distruttivi, in cui il carnefice, non costringe fisicamente la vittima a restare, ma lo fa attraverso un progressivo annientamento della sua volontà, portandola al punto di credere di poter esistere solo attraverso quella relazione.
Isolamento della vittima
L’isolamento è una delle strategie dell’abusante per avere il controllo assoluto sulla vittima, la quale sente di non avere alcuna via d’uscita da quella relazione. Una relazione, che all’inizio poteva essere piacevolmente esclusiva, ma divenuta via, via una cella d’isolamento.
Per complicare ulteriormente la situazione, l’abusante può arrivare a limitare l’accesso al denaro, ai beni comuni e se ci sono figli, a minacciare di distruggere la loro vita o di suicidarsi se sarà lasciato.
Le forme di violenza nella coppia
Le principali sembianze che può assumere la violenza all’interno di una relazione di coppia sono:
Il maltrattamento fisico.
Comprende tutte le forme di violenza fisica, come il colpire e il mettere a repentaglio l’integrità fisica dell’altro. Rientrano all’interno di tale categoria anche il danneggiare e il rompere gli oggetti o i beni del partner, oltre che l’attacco diretto agli animali domestici dell’altro.
L’ abuso sessuale
Si intende qualsiasi atto sessuale imposto con la forza e/o la coercizione.
Violenza psicologica
Si tratta di una forma di violenza subdola, ma in grado di lasciare profonde ferite in chi la subisce. Offese, continue critiche e svalutazioni, colpevolizzazioni, umiliazioni rientrano in tale forma di abuso. Questi comportamenti feriscono, piegano e indeboliscono il partner, anche se in modo non facilmente identificabile. A volte questa forma di violenza è difficile da riconoscere anche da chi la subisce.
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Sindrome di Stoccolma
Il legame di attaccamento
Nella sindrome di Stoccolma il legame di attaccamento si forma dopo gli abusi, ma il più delle volte un partner inizia ad attaccarsi all’altro all’inizio della relazione, quando tutto sembra meraviglioso.
Sintomi
Quando la parte meravigliosa finisce subentra la fase di diniego da parte della vittima.
Altri sintomi includono
– Sensi di colpa e vergogna
La vittima pensa che sia colpa sua per questa trasformazione del partner. Si sforza di capire ciò che ha fatto di sbagliato, pensando peraltro che in questo modo sarà in grado di rimediare e così il partner cambierà.
– Trovare scuse e giustificazioni per il partner
La persona trova inaccettabile che la relazione si sia trasformata in una relazione tossica. Putroppo avendo una visione della relazione distorta e non attinente alla realtà, cerca molteplici strategie per eliminare questa sofferenza causata dalla contraddizione tra ciò che pensa e ciò che invece sta vivendo.
– Considerare gli abusi momentanei errori, dovuti allo stress che il partner sta vivendo
Fra le tante giusticazioni apportate sono incluse: lo stress della vita dura o l’infanzia infelice che il partner dice di aver avuto. Quindi la vittima comincia a sentire compassione e a giustificare i suoi comportamenti.
– Si genera confusione
Allora la vittima si confonde perché i momenti terrificanti si mescolano a quelli affettuosi. Spera che tutto torni com’era prima. Intanto la sua autostima, la capacità di fidarsi delle proprie decisioni e pensieri diminuiscono mentre aumentano gli abusi.
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Sindrome di Stoccolma
Vulnerabilità della vittima
A questo punto, la vulnerabilità della vittima e l’incredibile stress che sta attraversando le fa vedere durante i periodi di calma i piccoli gesti di gentilezza del partner come prove d’amore.
Così l’emozione avvertita in questi momenti rafforza il rapporto affettivo malato che si è già formato.
Oltretutto la persona abusata cerca di trovare tutti i tipi di strategie per far fronte alla situazione in cui si trova. I suoi atteggiamenti, pensieri e comportamenti sono diretti a garantire la sua sopravvivenza e ridurre le emozioni e rischi fisici che potrebbero esserci.
Come aiutare chi è vittima di abuso o violenza psicologica
Se una persona a te vicina è intrappolata in una relazione di abuso fisico o psicologico, il primo ostacolo che deve superare è il senso di colpa. Come dicevamo precedentemente, nonostante sia la vittima, continua a sentirsi colpevole di quanto accade.
Non si possono trovare soluzioni rapide o semplici. Perciò è fondamentale aiutarla a comprendere che è necessario un supporto terapeutico.
Che atteggiamento tenere?
– Assicurati di avere tutto il tempo per ascoltare attentamente
– Evita di arrabbiarti se ti rendi conto che le tue parole non vengono ascoltate
– Non stupirti se noti emergere sentimenti contrastanti e ambivalenti: amore e paura, stima e odio, volontà di chiudere la relazione e speranza di una riconciliazione
– Evita di dare giudizi e consigli su quello che bisogna fare, o parlare male del partner
– Mantieni la comunicazione aperta in modo che possa avere un tuo supporto esterno
Perché la vittima di abuso psicologico nella coppia non mette fine al rapporto?
Se attualmente sei tu vittima di una relazione abusante, probabilmente ti ci vorrà molto tempo per ammetterlo. È probabile che nel contesto familiare ti abbiano insegnato a tollerare certe azioni, parole o comportamenti.
Tuttavia, quando qualcuno ti mette in guardia sulla situazione, ne prendi subito le distanze. Gli altri non vedono quello che vedi tu nel tuo partner. Dici a te stesso che è una persona speciale, qualcuno per cui vale la pena sopportare un po’ di sofferenza.
Tieni tuttavia presente che, non importa quanto ti possano sembrare difficili o impossibili le cose ora, ci sono soluzioni per iniziare a liberarti della tossicità in cui vivi.
Considera l’opzione di chiedere un aiuto professionale, perché a volte basta un passo per cambiare la vita.
Un Percorso di Psicoterapia adeguato può aiutarti a migliorare il recupero della tua personalità e aiutarti ad andare avanti. Qui sarai in grado di esprimere liberamente i tuoi sentimenti in un ambiente imparziale e sicuro senza paura del giudizio. Portarsi dentro troppo a lungo la sofferenza fa solo peggiorare le cose.
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Dott.ssa Anna Maria Pisanello Psicologa Psicoterapeuta Thiene Vicenza
BIBLIOGRAFIA
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Liotti, G., Farina, B. (2011). Sviluppi Traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. Milano: Raffaello Cortina Editore
Karan, A., & Hansen, N. (2018). Does the Stockholm syndrome affect female sex workers? the case for a “Sonagachi Syndrome.”
Radically different: Heiress’ life far removed from days of ’74 kidnapping. (2001).
Verardo, A.– Workshop (2020): “Il legame di attaccamento nelle relazioni sentimentali. Il protocollo EMDR nel trattamento della crisi di coppia”. Associazione EMDR Italia
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Grazie Dott.ssa
articolo illuminante.
Sono passato in questa fase qualche anno fa e faticosamente ne sono uscito da solo. Ha descritto perfettamente la situazione. Mi sono sempre incolpato per tutto. Non ho tagliato completamente con l’altra parte coinvolta per gli affetti condivisi, i nostri figli. Ma probabilmente sarebbe la cosa corretta da fare. Nel autoanalisi e autocura leggendo testi cercavo e confondevo altre patologie con la mia situazione. Grazie
Grazie Nicola per aver condiviso la sua esperienza.